Sino al 1927 la città di Pescara non esisteva nell’attuale estensione, in quanto era divisa in due comuni (Pescara e Castellammare Adriatico), ubicati sulle opposte sponde dell’omonimo fiume. L’Amministrazione Fascista ne volle l’unificazione e la contestuale elevazione al rango di Capoluogo di Provincia, soprattutto per l’interessamento del Ministro abruzzese On. Giacomo Acerbo e del Vate Gabriele D’Annunzio, che intervenne personalmente scrivendo una lettera al Duce. Si tratta quindi, anche se non in senso stretto, di una città nuova fondata dal Regime. Il primo Podestà, Berardo Montani, fu nominato nel 1928. Per concretizzare il progetto della “Nuova Pescara”, nel Capoluogo operano due architetti di levatura nazionale, entrambi tradizionalisti, quindi estranei al “Movimento Moderno” e pertanto ostracizzati dalla critica: l’Arch. Prof. Vincenzo Pilotti (Ascoli Piceno 1872 - 1956), e l’Arch. Ing. Cesare Bazzani (Roma 1873 – 1939). In particolare il Bazzani è stato vittima di una vera e propria damnatio memoriae a causa del suo impegno nel realizzare architetture del Regime Fascista in quasi tutte le più importanti città italiane. Simbolo della riunificazione delle due città, è il ponte che le unisce, opera proprio di Cesare Bazzani.
Le architetture che segnano maggiormente il nuovo volto della Pescara Fascista sono il Palazzo Comunale (1928-1933), l’antistante Palazzo degli Uffici (1933) e il Palazzo del Governo (1927-30). Tutte queste opere, furono realizzate dall’Arch. Vincenzo Pilotti (Ascoli Piceno 1872 - 1956), e sono ubicate nella piazza dei Vestini, attuale piazza Italia: nuovo monumentale foro cittadino, in asse col Ponte Littorio e il corso Vittorio Emanuele. La scelta del luogo, infatti, ha un preciso significato simbolico, “a significare il superamento di vecchie gelosie tra le due cittadine rivali preesistenti”. Al centro della piazza, un’artistica fontana costituita da una vasca rettangolare e dal gruppo bronzeo de “La Pescara” (scultore Giuseppe Di Prinzio, 1947) raffigurante una figura muliebre che cavalca un delfino, simbolo della città; lateralmente, un recente busto bronzeo di D’Annunzio (scultrice Renata Setti Ranieri, 1981).
Si tratta di un assieme di rara bellezza, una parte di città che mostra ancora la sua unitarietà di concezione. Arte del Ventennio, chiaramente riconoscibile anche come arte fascista. Torneremo, nei prossimi articoli, sui singoli edifici che compongono questa maestosa piazza.